Lo storico dell'arte Marco Antonio Scanu identifica in Catalogna una tavola inedita di Bartolomé Bermejo
Importante ritrovamento dello studioso di Cuglieri
Cuglieri. Il nome del pittore non è forse noto al grande pubblico dei lettori, ma certamente ne sanno valutare il peso gli appassionati di retabli sardi, i preziosi polittici pittorici quattro-cinquecenteschi che ornano ancora gli altari di numerose chiese sarde, fin da quando la Sardegna era un regno legato alla corona catalano-aragonese e poi spagnola. Il caso è singolare e complesso per chi non ha confidenza tecnica con gli argomenti, ma comprensibile e appassionante se se ne identificano i tratti salienti. Ormai da tempo Marco Antonio Scanu, con radici biografiche fra Montiferru e Planargia, dedica i suoi studi non solo alla pittura più vicina ai nostri giorni (numerosi gli scritti sul bosano d'adozione Emilio Scherer), ma così pure a quella tardo-gotica dei retabli di estetica cosiddetta 'hispanoflamenca', ovverosia quella tipologia di pitture su legno che traggono ispirazione dalla pittura fiamminga, ma che appartengono alla cultura iberica, importata anche in Sardegna.
Da sottolineare la partecipazione di Marco Antonio Scanu al catalogo della mostra 'L'Arte di Francesco. Capolavori d'arte italiana e terre d'Asia dal XIII al XV secolo', recentemente chiusasi a Firenze e allestita presso la Galleria dell'Accademia, in cui un suo testo accompagna la tavola del cosiddetto Maestro di Castelsardo, proveniente dalla Pinacotea Nazionale di Cagliari, con 'San Francesco promulga l'indulgenza della Porziuncola'. Proprio durante le sue ricerche sul misterioso Maestro di Castelsardo, il prof. Scanu si è imbattuto in una piacevole scoperta: una tavola inedita e pressoché sconosciuta del grande artista iberico Bartolomé Bermejo (documentato fra il 1468 e il 1501), un pittore girovago e fuori dagli schemi, decisamente apprezzato dai suoi contemporanei, ma condizionato dalla verosimile condizione di ebreo convertito. Non è il caso di approfondire in questa sede le difficoltà che patirono le famiglie ebree nel Quattrocento castigliano e catalano-aragonese, sopratutto dopo l'editto di espulsione del 1492, che costrinse migliaia di persone alla diaspora o a rinnegare pubblicamente la propria fede... E' tuttavia interessante apprendere come fra queste ci fossero numerose imprese familiari a carattere artigianale: prima di tutto argentieri (una professione particolarmente gettonata nella tradizione giudaica medievale) ma anche tantissimi pittori. Fra questi primeggia, certamente, Bartolomé de Cardenas, nativo di Cordova, chiamato 'el Bermejo' - probabilmente per i suoi capelli rossi - che è noto per sue peregrinazioni lavorative fra Valencia, l'Aragona e, infine, la Catalogna, dove terminò i suoi giorni, e del quale si può credibilmente ipotizzare una tappa formativa nelle Fiandre o nella Francia del meridione. Proprio sull'ultima tappa della sua carriera artistica si incentra un corposo articolo del prof. Scanu, apparso di recente in formato digitale sul sito istituzionale del Museu de Reus e tradotto in catalano dal conservatore della sezione Rinascimento e Barocco del Museu Nacional d'Art de Catalunya Joan Yeguas Gassó (ma vi si può leggere anche la versione in italiano). Lo studio prende piede dall'analisi di due tavole catalane conservate negli Stati Uniti dal Johnson Museum of Art di Ithaca (New York), ricondotte alla collaborazione fra il Bermejo e la 'bottega' dei Vergós, una famiglia di artisti che ereditò l'impresa barcellonese del celebre Jaume Huguet. Due opere preziose e dal destino singolare, considerati in numerosi passaggi di consegna e l'approdo nel museo newyorkese per tramite della nobile nipote di Ferdinand de Lesseps (noto progettista dei canali di Suez e di Panamà). Ma il colpo di scena finale è riservato ad una terza opera conservata proprio a Reus (centro vicino a Tarragona) e proveniente da un retablo lasciato incompiuto dal grande maestro andaluso e destinato alla chiesa del monastero di S. Anna di Barcellona. Si conoscevano solo foto d'archivio di alcune porzioni del polittico, rimaneggiate e andate definitivamente distrutte durante la guerra civile spagnola, nel 1936. Ecco che la tavola, raffigurante un San Paolo, assume un'importanza ancora maggiore, considerato che si tratta dell'unico frammento esistente del retablo. Pur aggredita dal tempo e mutila nella parte bassa, quella che un tempo costituiva una delle due porticine di accesso al retro dell'altare, ci comunica ancora sensazioni di preziosità e l'abilità di un artista la cui fama è auspicabile anche ai giorni nostri, maggiore di quanta ne abbia avuto finora. Siamo abituati ad un concetto di Rinascimento legato quasi esclusivamente alla civiltà italiana. In realtà sono esistiti tanti 'rinascimenti' culturali che nel cuore del Quattrocento europeo hanno prodotto una circolazione di idee e di uomini decisamente straordinaria. In parallelo con la fioritura fiamminga, l'arte iberica - in questo caso ancora legata alla grande tradizione gotica - è sintomo di una società in continua fase evolutiva, legata alle mutate dinamiche internazionali, sopratutto dopo la 'scoperta' del continente americano e le novità introdotte a livello di organizzazione sociale e religiosa durante il regno di Ferdinando e Isabella, i sovrani Cattolici per antonomasia.
Lo scintillio della foglia oro presente nel San Paolo di Bermejo consente a prof. Scanu di provare a vario titolo le tesi proposte nel suo scritto e a noi di godere di uno spaccato storico affascinante. Insomma, una pagina di storia vicina alla Sardegna più di quanto si possa credere, e l'orgoglio di importanti novità sulla storia dell'arte iberica offerte al lettore da un valente studioso di casa nostra.
Il link alla pagina del Museu de Reus è
http://www.museudereus.cat/blog/noves-aportacions-sobre-la-taula-de-sant-pau