Bosa. La lettera aperta inviata dal consigliere regionale del Partito dei Sardi Augusto Cherchi al presidente della giunta regionale Pigliaru ed all'assessore alla sanità Arru perchè anche in Sardegna venga applicata la Legge numero 38/2010 approvata dal Parlamento, trova il sostegno dell'Associazione Insieme contro il dolore Onlus. Che lancia una campagna tesa a sostenere le richieste contenute nella missiva di Cherchi. "L’Associazione INSIEME CONTRO IL DOLORE onlus condivide la proposta e chiede a tutti i cittadini di diffondere il testo e sostenere l’iniziativa scrivendo IO SONO CONTRO IL DOLORE IN SARDEGNA all’indirizzo mail insiemecontroildolorecagliari@gmail.com o collegandosi su facebook www.facebook.com/insiemecontroildolore e cliccando MI PIACE al testo della lettera" si legge in un post rilanciato dall'esponente politico, medico di professione. Che si è occupato di un aspetto finora rimasto ai margini del dibattito sulla sanità, ma evidentemente di non poco impatto per tante famiglie e pazienti.
QUESTO IL TESTO DELLA LETTERA APERTA INVIATA DA AUGUSTO CHERCHI
Cagliari li 13.10. 2015
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SARDEGNA
ALL’ASSESSORE ALLA SANITA’
REGIONE SARDEGNA
Caro Presidente, Gentile Assessore
mi rivolgo a voi non solo per il ruolo che svolgete ma , e soprattutto, per la sensibilità culturale e umana che vi caratterizza.
Il 15 Marzo 2010 è stata approvata dal parlamento Italiano la legge n. 38 su “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.
Questa legge è uno strumento formidabile, innovativo e universalmente riconosciuto come modello dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e permette ai malati che soffrono di disporre delle opportunità cliniche e farmacologiche per combattere una piaga che in Europa colpisce 80 milioni di persone.
La legge 38, all’art. 1, tutela il diritto del cittadino ad accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore e, per la prima volta, include tra i soggetti da tutelare anche il bambino (sino a pochi anni fa si pensava che il neonato e il bambino non provassero dolore come l’adulto; oggi sappiamo che già dalla 23° settimana di gestazione il sistema nervoso centrale è anatomicamente e funzionalmente competente per veicolare gli stimoli dolorosi).
In Europa, una persona su cinque soffre di dolore cronico, con un peso stimato sulla economia europea dall’ 1,3% al 3% del prodotto interno lordo (tra costi sanitari diretti e costi indiretti derivati dai giorni lavorativi persi, 500 milioni/giorni/anno).
Le cifre in Italia proporzionalmente non cambiano e, per il controllo del dolore, si stima un impatto economico sul bilancio del Sistema Sanitario nazionale di 19 Miliardi di euro.
E allora mi chiedo:
1. Abbiamo lo strumento (la legge n.38/2010);
2. Abbiamo le motivazioni etiche e morali di curare chi soffre di dolore;
3. Abbiamo una forte motivazione economica;
4. Abbiamo ottimi professionisti (di spessore nazionale) che sanno affrontare il problema con professionalità e appropriate terapie farmacologiche, riabilitative, psicologiche e chirurgiche;
5. Abbiamo (o forse avevamo?) le risorse per la formazione del personale: 84.805,00 euro di fondi ministeriali che attualmente risultano ritornati indietro al MEF perché non spesi per ritardi RAS di presentazione dei progetti;
perché con questi presupposti non tradurre l’evidenza in pratica?
Abbiamo forse ancora bisogno di tempo a più di cinque anni dall’approvazione della legge n.38?
E’ giusto che in Sardegna esistano liste d’attesa per curare il dolore?
È corretto che nella nostra isola non esista ancore un sistema che in rete consenta di curare le migliaia di persone che soffrono della malattia dolore, e invece si continui ad affidarsi alla buona iniziativa dei singoli?È ammissibile che dopo cinque anni i nostri ospedali non siano messi in condizioni di dare pieno corso alle direttive della legge n.38?
È tollerabile perdere risorse economiche per la formazione del personale?
Concludo questa lettera con la richiesta di un’immediata presa in carico del problema e di una altrettanto rapida ricerca delle soluzioni (ad esempio con l’avvio delle procedure di cui alle delibere di giunta N. 2/4 del 22.1.2014 e N. 5/31 del 11.2.2014) con la certezza che insieme condividiamo una consapevolezza: il dolore è un nemico della società civile e una società che non cura e ignora il dolore non è civile.
Cordialmente
On.Le Augusto Cherchi
Consigliere Regionale XV Legislatura